Colpi di pistola per intimidire le vittime, attentati incendiari, spedizioni punitive, aggressioni. È questo lo scenario in cui si muovevano gli indagati nell’inchiesta condotta dai carabinieri di Agrigento e coordinata dalla Dda di Palermo, culminata con 51 misure di custodia cautelare e che ha permesso di sgominare una presunta organizzazione criminale affiliata nell’Agrigentino a Cosa nostra, pronta a scatenare una nuova violenta faida tra clan contrapposti. Agli atti dell’inchiesta sono finiti summit di mafia, denunce, intercettazioni telefoniche e ambientali. Viene fuori una fotografia spietata di boss e gregari, che tentavano in tutti i modi, attraverso il metodo mafioso, di impossessarsi del territorio. Guai a chi osava ribellarsi alle leggi di Cosa nostra.