La morte dell’urologo barcellonese? «Omicidio di mafia»

Né suicidio né morte per overdose: la morte di Attilio Manca, l’urologo 34enne trovato cadavere il 12 febbraio 2004 nella sua casa di Viterbo, è «imputabile ad un omicidio di mafia». E «l’associazione mafiosa che ne ha preso parte (non è chiaro se nel ruolo di mandante o organizzatrice o esecutrice) è da individuarsi in quella facente capo alla famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto». Sono le conclusioni della relazione finale sui «nuovi elementi emersi» sul caso approvata dalla Commissione parlamentare antimafia della XVIII legislatura. Nel documento di 136 pagine, si sottolinea come a sostegno della tesi ci siano in primis le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, «dichiarazioni rese da soggetti che sono stati ritenuti credibili da parte delle diverse autorità giudiziarie che se ne sono occupati e che non risulta siano stati mai neppure indagati per i reati di calunnia e di false dichiarazioni al pm».