La ’ndrangheta non si duplica e il “Crimine” resta a San Luca

Un tentativo velleitario. Fallito. La ’ndrangheta ha rischiato di duplicarsi: nel senso che stava per essere costituito nella Calabria centro-settentrionale un nuovo “crimine”, indipendente da quello storicamente allocato a San Luca. Il “crimine” è la struttura di comando assoluta che autorizza l’apertura di “locali” e ‘ndrine” in giro per l’Italia e per il Mondo. L’idea di renderlo operativo era venuta al superboss di Cutro Nicolino Grande Aracri, giunto al culmine della sua “carriera” di temuto e rispettato capobastone, di padrino influente sia nella regione di origine che in Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte. La ragione? Considerato il livello e la varietà d’interessi coltivati dalle cosche di altre zone della Calabria lontane dal Reggino, era giusto che avessero una loro ufficiale e conclamata “autonomia”. Il progetto avrebbe dovuto coinvolgere le ‘ndrine del Cosentino, del Crotonese, del Lametino e della Sibaritide.