La scelta di candidarsi accelerò la trama per chiudere i conti

Domenico Geraci, la sera in cui fu ucciso, avrebbe dovuto avere una cena con alcuni assessori del comune di Caccamo, nel Palermitano, per discutere del loro passaggio dal gruppo consiliare dell’allora primo cittadino Nicasio Di Cola a quello dello stesso Geraci, che si apprestava a candidarsi come sindaco per l’Ulivo nelle elezioni della tarda primavera del 1999. Alle ore 20.50 circa, dopo aver salutato l’amico che lo aveva accompagnato con l’auto, suonò al citofono della propria abitazione. Fu in quel momento che il killer agì, sparando contro di lui sei colpi di fucile. Erano poi fuggiti, inseguiti dalle urla della moglie e del figlio maggiore del sindacalista, che, attirati dal rumore degli spari, si erano affacciati alla finestra. Il killer si infilò in una utilitaria Fiat, rimasta ad attenderlo con i fari spenti e il motore acceso.