Le intercettazioni sul tumore, la clinica, il nome falso e il fiancheggiatore: così si è arrivati a Matteo Messina Denaro

Sembrava invincibile Matteo Messina Denaro. Sembrava destinato a restare inafferrabile dopo 30 anni di latitanza. E c’era chi non ci credeva più che un giorno sarebbe stato catturato. E invece c’erano investigatori e magistrati che continuavano a lavorare sulle ricerche dell’«ultimo» boss della mafia stragista. Servitori dello Stato che finalmente l’hanno avuta vinta. Sono riusciti a mettere le mani sul mafioso boss più ricercato d’Italia. Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano (Trapani) Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, Matteo Messina Denaro era latitante dall’estate del 1993, quando in una lettera scritta alla fidanzata dell’epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l’inizio della sua vita da Primula Rossa. «Sentirai parlare di me – le scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue – mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità».