Le ripetute fughe di boss e picciotti dalle file della criminalità nomade

Indeboliti. La criminalità nomade sta subendo una graduale e inaspettata “fuga” di picciotti e boss dalle sue file. È un dato significativo per una organizzazione molto simile alla ‘ndrangheta dei primordi. Gli “zingari”, infatti, fondano la loro organizzazione su legami parentali forti, matrimoni incrociati, famiglie che diventano clan come dimostrano sentenze ormai passate in giudicato. Di più: portano tutti gli stessi cognomi, dispongono di elevate quantità di armi, parlano un gergale identitario ed hanno ormai sancito alleanze strategiche con le ‘ndrine tradizionale entrando a far parte del “sistema” che gestisce gli affari illeciti (droga ed estorsioni) nell’intero territorio provinciale. L’inizio della collaborazione con i magistrati antimafia di Catanzaro di Luigi Berlingieri, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Luciano Martello, avvenuto nel Paolano nel 2003 e ritenuto corresponsabile della strage di via Popilia consumata nel novembre del 2000 e costatagli una condanna definitiva a 30 anni, è l’ultima testimonianza d’una fase di dannoso cambiamento che sta investendo questa mafia per decenni apparsa impenetrabile.