«C’è pastina per tutti», cioè a Roma c’è spazio per ogni tipo di affare. Possibilità enormi, e anche per i giri illeciti: lo sanno bene Vincenzo Alvaro – figlio di Nicola che negli anni Novanta ricopriva il ruolo di capo di Cosoleto – e Antonio Carzo, che a sua volta avrebbe incassato dalla “casa madre” l’autorizzazione a costituire una locale di ‘ndrangheta a Roma. È questo lo scenario in cui si sviluppa la maxinchiesta “Propaggine”, che su disposizione della Dda di Roma ha portato all’arresto di 43 persone tra Lazio e Calabria e al sequestro di 12 società, incrociata con il fascicolo della Procura antimafia reggina sfociato contemporaneamente, all’alba di martedì, in altri 34 arresti.