L’ombra lunga degli infedeli nel palazzo dell’antimafia

Del primo grande infedele che nel febbraio 1983 fece trapelare il mandato di cattura basato sulle dichiarazioni di Tommaso Buscetta abbiamo saputo perché un uomo d’onore di Porta Nuova, Giuseppe Zaccheroni, corse veloce in moto per avvertire quante più persone. E morì in un incidente. In molti gli sono stati grati per diversi anni: dei 162 destinatari del provvedimento, solo 18 furono rintracciati. Quindici anni dopo, il pentito Giusto Di Natale raccontò che qualcuno, all’interno della procura di Palermo, soffiava ancora notizie all’esterno: «La famiglia Galatolo aveva le informazioni 8-10 giorni prima dei blitz». Nel 2003, invece, il re mida della sanità siciliana, Michele Aiello, parlava di una notizia saputa dall’allora governatore Salvatore Cuffaro. Un notizia riservatissima riguardante l’inchiesta della procura di Palermo su due insospettabili talpe nell’antimafia: il maresciallo del Ros Giorgio Riolo e il maresciallo della Dia Pippo Ciuro.