Microspie, talpe e mangiate di ’ndrangheta

“Garden” hanno chiamato l’operazione. E non pensano certo a quello dell’Eden gli investigatori, interessati al ben più prosaico “giardino” di Matteo Perla, in contrada Lagani, descritto dalla Dda come «luogo di incontro e riunioni tra gli associati, di celebrazione di cerimonie di affiliazione e delle cosiddette mangiate mafiose». Un capitolo dell’ordinanza sfociata all’alba di martedì in 26 arresti (in tutto 27 le misure cautelari) che hanno colpito al cuore il clan Borghetto-Latella è dedicato a questo luogo non tanto ameno. Matteo Perla, 61 anni, conosciuto da tutti come “Giorgio”, secondo gli inquirenti farebbe parte della cosca. La condanna a 16 anni inflittagli nel 2016 dalla Corte d’appello nell’ambito del processo “Alta Tensione” è stata annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione, ma per gli inquirenti le indagini «hanno dimostrato univocamente che, in epoca successiva al giugno 2011, ha continuato a far parte dell’associazione mafiosa, operando in stringente sinergia con il capo locale Cosimo Borghetto».