Minacce e pestaggi: «Ti taglio la testa, ti brucio vivo»

Dieci pentiti, quasi 100 pagine di dichiarazioni, un’unica certezza per gli inquirenti: le case popolari del quartiere Santa Caterina erano roba della cosca che faceva capo a Carmelo Consolato Murina e Roberto Franco, grazie alla presunta connivenza all’interno della pubblica amministrazione. Una gestione, sostengono gli inquirenti, che non disdegnava intimidazioni e minacce a chi non si adeguava al volere della ‘ndrangheta, così come testimoniato per esempio, da una delle tante intercettazioni captate dagli investigatori: «Ti taglio la testa a te… a tua madre… a tuo padre! ! ! … ti brucio vivo… ti brucio la casa… te ne faccio di tutti i colori». O ricorrere anche a pestaggi ai danni di chi aveva occupato un alloggio popolare senza il consenso della cosca di Santa Caterina. E se nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Liuzzo si parla genericamente della gestione degli alloggi popolari da parte della cosca Franco-Murina, Maurizio De Carlo entra nel merito della vicenda, puntando il dito contro l’ex dirigente dell’Aterp Minicò.