Soldi sporchi, montagne di euro accumulati con il narcotraffico e il racket delle estorsioni, da ripulire e i soldi delle tasse che rimanevano in cassaforte frodandoli allo Stato con escamotage degne delle migliori menti della finanza criminale. Nel business delle mafie, sull’asse Roma-Napoli-Calabria, piazzando le loro avide grinfie per fagocitare una grossa fetta del mercato degli oli minerali c’era, e non poteva essere diversamente, anche la ‘ndrangheta reggina attraverso il ruolo di imprenditori vicini ad alcune potenti cosche della Piana, i Piromalli di Gioia Tauro e gli Italiano di Delianuova della Locride, i Cataldo di Locri e i Pelle di San Luca finendo con la famiglia Labate, tra i potenti di Reggio sud.
