“Non c’è perdono per uno come me”. Le memorie di Brusca il boia di Capaci

«Non è facile ricominciare — dice Giovanni Brusca adesso che è tornato in libertà, dopo 25 anni di carcere — con un passato come il mio alle spalle vorrei rendermi utile agli altri, ma non è facile… non riesco ad avere neanche tante possibilità; ma io non mi abbatto». L’uomo che ha azionato il telecomando della strage di Capaci, che ha commesso decine di omicidi, da tre anni ha lasciato il carcere e vive in un anonimo appartamento, chissà dove in Italia, come una persona qualsiasi. È stato un capomafia, il pupillo di Salvatore Riina, poi dopo l’arresto avvenuto nel 1996 ha deciso di essere un collaboratore di giustizia. Oggi, si guarda dentro e si racconta a don Marcello Cozzi, il sacerdote lucano ex vicepresidente di Libera, componente della commissione voluta da Papa Francesco per la scomunica alle mafie.