Omicidio allo Sperone favoreggiatore di boss freddato a pistolettate

Una donna urla: «Me l’hanno ammazzato». E un ragazzo l’abbraccia, dice: «Non dire nulla, non lo capisci che non interessa a nessuno». E piangono a dirotto davanti a quel cadavere crivellato di colpi riverso sull’asfalto, non ha neanche un nome questo budello senza luce dello Sperone. «Quello è il numero 28 di via Ventisette maggio», sussurra il fruttivendolo dall’altra parte della strada, alle sette e mezza della sera. «Però io non ho visto niente, non ho sentito niente», allarga le braccia davanti ai poliziotti. «Ma hanno sparato a due persone qui davanti, com’è possibile che non abbia sentito niente», insiste un giovane ispettore. Un uomo l’hanno ammazzato e un uomo è sotto i ferri al Buccheri la Ferla, gravissimo. «Ma io stavo girando i carciofi nella pignata», insiste il fruttivendolo. Mentre una folla di persone si stringe attorno all’uomo riverso per terra, faccia all’aria. Si chiama Giancarlo Romano, aveva 37 anni.