Il corridoio del carcere è silenzioso, interrotto solo dal rumore metallico delle chiavi. Lorenzo Tinnirello, 65 anni, volto segnato dal tempo e dagli anni di isolamento, attende la decisione che potrebbe concedergli un frammento di libertà: un permesso premio. Ma la risposta del Tribunale di sorveglianza arriva netta, quasi tagliente. “No”. E ora viene confermata anche dalla Cassazione. Non basta la condotta regolare, non bastano le lettere inviate agli studenti, né la dichiarata dissociazione da Cosa nostra. Per i giudici, il percorso di revisione intrapreso da Tinnirello è ancora troppo superficiale, inadatto a cancellare l’ombra lunga delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, di cui fu protagonista.
