Petrolmafie, l’accusa regge solo in parte

Solo in parte i giudici del Tribunale di Vibo Valentia hanno ritenuto sussistente l’impianto accusatorio dell’inchiesta Petrolmafie. Solo 35 le condanne emesse per i 59 imputati nel processo nato da una “costola” della maxi inchiesta Rinascita Scott. Regge l’accusa nei confronti del mammasantissima di Limbadi, il boss Luigi Mancuso, accusato di essere a capo del Crimine di Vibo Valentia, struttura di ‘ndrangheta sovraordinata rispetto ai singoli clan. La sua posizione era stata stralciata dal maxi processo Rinascita Scott e confluita in questo procedimento. Identica condanna anche per l’imprenditore Giuseppe D’Amico, attivo nel settore degli idrocarburi, cugino dell’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia Salvatore Solano, attuale sindaco di Stefanaconi, quest’ultimo condannato a un anno per corruzione elettorale in concorso con D’Amico. Per lui però sono cadute le aggravanti e i giudici hanno concesso la sospensione della pena.