Petrolmafie, pugno di ferro della Dda

Ben 540 anni di carcere, questa la richiesta avanzata dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo al termine della requisitoria nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Petrolmafie. Sono state 59 le richieste di condanne per boss e gregari dei clan vibonesi ma anche per imprenditori e amministratori pubblici. Sette anni di reclusione infatti sono stati chiesti per l’ex presidente della Provincia di Vibo (attuale sindaco di Stefanaconi) Salvatore Solano, imputato di estorsione elettorale, corruzione e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa. Trent’anni di reclusione sono stati chiesti per il boss Luigi Mancuso, accusato di essere a capo del Crimine di Vibo Valentia, struttura di ‘ndrangheta sovraordinata rispetto ai singoli clan. La sua posizione era stata stralciata dal maxi processo Rinascita-Scott e confluita in questo procedimento. Identica richiesta di condanna anche per l’imprenditore Giuseppe D’Amico, cugino di Solano. Quest’ultimo, secondo l’accusa, avrebbe stretto un accordo con il cugino per affidare alla ditta dello stesso D’Amico appalti per la bitumazione delle strade in maniera illecita e con materiale scadente.