«Lei è Matteo Messina Denaro?» gli chiede Lucio Arcidiacono, l’ufficiale dei carabinieri del Ros che da otto anni viviseziona la vita dal superlatitante e che lo ferma mentre a piedi sta per raggiungere l’auto nell’area parcheggio all’esterno della casa di cura La Maddalena di Palermo. Un attimo di silenzio, la risposta è netta: «Lei lo sa chi sono io…» gli dice in tono pacato il boss che ha appena terminato la sua latitanza di 30 anni, disseminata di morti, di stragi, di orrori. Tutt’attorno al carabiniere alto quasi due metri e al mafioso piccolo di statura che si trovano faccia a faccia per la prima volta, in una zona della città che già alle 8 del mattino è super trafficata per i tanti che vanno nella struttura specializzata in cure oncologiche, ci sono decine e decine di carabinieri: ci sono quelli del Ros, quelli del Gis in tenuta da guerra come si conviene per una operazione speciale, ci sono carabinieri in divisa e carabinieri in borghese.
