Quei “titoli tossici” dell’Agea che passavano di mano in mano

È una sorta di “mafia dei pascoli 2.0” quella che emerge dalla ricostruzione investigativa della operazione “Nebrodi 2”. Una criminalità capace di evolversi, provando a reagire ai colpi subiti con le varie inchieste giudiziarie, ed in grado di adattarsi al mutamento del quadro normativo, cercando di eludere gli strumenti legislativi, sfruttandoli anzi a proprio vantaggio per continuare ad accaparrarsi una fetta importante dei contributi destinati al settore agricolo. Un progressivo affinamento della professionalità, scrive il gip, nella commissione di reati nel settore delle frodi all’Agea, già rintracciato come fonte primaria di approvvigionamento delle consorterie mafiose. Nucleo centrale è il reimpiego dei cosiddetti “titoli tossici”, ritenuto il fattore di sostanziale novità rispetto a quanto era stato delineato con la prima inchiesta.