Quel giudice ragazzino esempio di rigore ma anche di carità.

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Il 21 settembre 1990, intorno alle 9, sulla strada che da Canicattì adduce ad Agrigento, il giudice del Tribunale di Agrigento, Rosario Livatino, mentre si recava al suo posto di lavoro nel vecchio Palazzo di Giustizia di via Atenea, a soli 38 anni, cadeva colpito a morte da piombo mafioso. Poche ore dopo l’attentato un nugolo di magistrati e poliziotti si aggirava lungo un arido vallone attorno al corpo che fu del giudice Rosario Livatino, coperto da un solo lenzuolo bianco già assediato da mosche e formiche a causa del caldo ancora persistente in quel lontano settembre. Fra quelli che si aggirano in quel vallone di contrada Gasena spicca la figura del procuratore aggiunto di Palermo Giovanni Falcone che ancora non sa che fra meno di due anni finirà anche lui ucciso da mano mafiosa.