Rosarno verso la libertà: 53 arresti.

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Tutto a Rosarno passava dalle loro avide mani. Affari e interessi di ogni dimensione – dagli appalti nel porto di Gioia Tauro al pizzo imposto ai cittadini che volevano vendere un terreno o dall’imposizione dell’intramontabile guardiania, al monopolio della grande distribuzione alimentare – per rastrellare i capitali necessari a mantenere i lussuosi standard della ‘ndrina Pesce, tra le anime mafiose che dettano legge nella città del porto. Montagne di soldi per curare la latitanza dei boss in fuga dalla giustizia, per sostenere le famiglie dei detenuti che tenevano la bocca cucita, per ripulire i proventi della vendita della droga e gli incassi del pizzo. Dinamiche mafiose da ieri rase al suolo, ma non ancora sradicate, con la doppia operazione “Handover-Pecunia Olet», condotta in convergenza investigativa dalla Squadra mobile, dal Ros dei carabinieri e dal Gico della Guardia di finanza con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria: 44 persone sono finite in carcere e 9 ai domiciliari.