Dai funerali, alla festa del quartiere fino al mega appalto della Statale 106, per il clan non c’era distinzione tutti dovevano pagare. «Il gruppo – scrive il gip Gilda Danila Romano nell’ordinanza cautelare – mirava ad imporre alle varie imprese edili operanti sul territorio di avvalersi della ditta del sodale Domenico Scozzafava (già condannato a 11 anni e 8 mesi in appello nel processo Farmabusiness) operante nel settore della impiantistica elettrica. E così nel periodo di riferimento si assiste ai giri di ricognizione, debitamente captati, di Pancrazio Opipari e Scozzafava stesso che, armati di carta e penna, giravano per le strade della città per prendere nota dei cantieri attivi, cui poi rivolgersi per “suggerire” i suoi servigi». E ancora il gip annota che «arrivando nel comune di Simeri Crichi, dinanzi ai cantieri di ammodernamento della Strada Statale 106, spalmati su vari lotti, i due, e Opipari in particolare, specificano che l’intera ditta era stata totalmente loro assoggettata, come deciso in una riunione cui avevano partecipato “tutti quanti”, quelli di Catanzaro, quelli di Roccelletta, quelli di Soverato, quelli di San Leonardo di Cutro, anche quelli di Vibo, così che su questo cantiere avevano “mangiato tutti”».