Si pente Fortuna, il killer dei Bonavota. «Sapeva sparare con due kalashnikov»

Durante i summit di ‘ndrangheta ogni volta che fumava una sigaretta, dopo averla spenta, conservava il mozzicone in tasca per non lasciare tracce del suo Dna. Era meticoloso, Francesco Fortuna. Un killer abile e spietato, uno che sparava «con due kalashnikov contemporaneamente» ed era «onnipresente» al fianco dei boss del clan Bonavota. Era considerato il loro braccio armato, un elemento di vertice della cosca di Sant’Onofrio, ma ora ha deciso di pentirsi. La notizia si è appresa ieri, quando nel corso del processo d’appello in cui è imputato per l’omicidio di Domenico Belsito, ucciso a Pizzo nel 2004, il procuratore generale Luigi Maffia ha prodotto i verbali con le sue dichiarazioni, ottenendo il via libera dalla presidente del collegio giudicante Gabriella Reillo che ha disposto l’audizione del neo collaboratore di giustizia per l’udienza del prossimo 6 dicembre.