Pasqua è vicina, gli scaffali dei bar si riempiono delle uova di cioccolato e accendono ricordi. «Era una festa per loro – racconta Giuseppe (il nome è di fantasia per proteggere l’identità della vittima che dopo anni sta ancora aspettando la riassegnazione dei suoi beni dal tribunale di Roma)– Christian Casamonica entrava e si prendeva le uova per tutti. Arraffava qualunque cosa, a colpi di venti, trenta uova. Un giorno mi ha detto: te ne lascio tre per la tua famiglia. Anche tutti i giorni. Un giorno un caffè, un giorno una bottiglia di champagne. Sempre senza pagare». Christian Casamonica e i suoi “cani”, come vengono chiamati dentro quello che le aule di giustizia hanno riconosciuto essere a tutti gli effetti un clan mafioso, hanno fiuto per gli affari.