Tra agguati e pizzo la scalata al potere per conquistare il quartiere Gallico

È stata guerra di ’ndrangheta, ed anche cruenta, a Gallico, storico quartiere popolare della periferia nord di Reggio. Le strategie per la scalata al potere della “locale” mafiosa, gli omicidi eccellenti, gli emissari del racket delle estorsioni che scorrazzavano ovunque, gli imprenditori vessati costretti ad assumere parenti e fedelissimi di boss e picciotti e a rifornirsi solo dalle ditte indicate dai capizona, una cappa oppressiva sull’economia, l’ampia disponibilità di armi, la sequenza di danneggiamenti ed intimidazioni, i prestiti a strozzo. Vivevano solo per il dominio sul territorio. E progettavano anche azioni eclatanti pur di rinsaldare lo scettro del comando: un capitolo dell’indagine ruota attorno al tentativo, poi bocciato dai diplomatici della cosca, di fare evadere dal carcere il boss Antonino Crupi. L’evasione sarebbe dovuta avvenire durante uno dei trasferimenti del detenuto dal carcere al Tribunale. Ed a Gallico, dal lungomare ai rioni collinari, sono stati anni di sangue e fibrillazioni criminali con il crocevia dei due omicidi eclatanti consumati nel giorno di San Valentino: nel 2018 viene ucciso Giuseppe Chindemi, nel 2019 Francesco Catalano “Cicciu u bumbularo”. I magistrati della Procura antimafia di Reggio, che non hanno elementi per inquadrarli come «il classico botta e risposta», li indicano come due “pezzi da novanta” della zona, entrambi pretendenti al ruolo apicale delle cosche di Gallico con la benedizione dei potenti di Archi. Per l’ennesima pagina della guerra di Gallico e per l’omicidio Catalano è stata eseguita ieri l’ordinanza “Gallicò”.