Le falle nelle carceri e nelle sezioni di massima sicurezza consentono ai mafiosi di comunicare con l’esterno come se nulla fosse, a continuare a impartire ordini e indicazioni all’esterno. Una situazione di grande allarme, che ieri mattina il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, giunto a Palermo per prendere parte all’incontro al comando provinciale dell’Arma per illustrare i contenuti della maxioperazione contro le cosche, ha sottolineato con forza: «Da questa straordinaria indagine viene fuori un dato allarmante: l’estrema debolezza del circuito penitenziario di alta sicurezza che dovrebbe contenere la pericolosità dei mafiosi che non sono al 41 bis – ha spiegato il capo della Dna -. L’inchiesta mostra chiaramente, confermando quanto emerso in altri contesti investigativi, che il sistema di alta sicurezza è assoggettato al dominio della criminalità. È un tema delicato che deve aprire una riflessione profonda».