Caccia al covo del summit con il boss

Un summit da organizzare in un luogo sicuro: i mafiosi dovevano definire i dettagli di uno dei tanti affari di droga. Il ruolo dei calabresi, fornitori insieme ai napoletani di hashish, cocaina, ma­rijuana e crack che inondavano le piaz­ze dello spaccio di Palermo, ma anche di Trapani e Licata. I viaggi tra il capo­luogo e Messina, gli incontri con i traf­ficanti di droga, la copertura che Cosa nostra dava ai protagonisti del business illegale. Tra le pieghe dell’inchiesta di Direzione distrettuale antimafia e cara­binieri che mercoledì ha portato a dieci ordini di custodia in carcere e cinque ai domiciliari, c’è uno spaccato dettaglia­to sulla rete di complicità messo su da quelli che il gip Lirio Conti, nella sua or­dinanza di custodia cautelare, identifi­ca come gli organizzatori che agivano dalla base del «Big Club Sport».