Un ritorno al passato di sangue sulle strade, di morti ammazzati in pieno giorno e la mafia che si sostituisce in tutto e per tutto allo Stato: è la fotografia restituita dall’ultima indagine dei carabinieri a Belmonte Mezzagno, territorio storicamente e atavicamente legato al braccio più violento di Cosa nostra. Quella Cupola che raccoglieva e disciplinava con regole ferree i mandamenti della provincia e che da anni i sodali stavano disperatamente cercando di riorganizzare. Sul campo, intanto, restano a marchiare il terreno, in ordine sparso, i picciotti delle varie famiglie decapitate dalle inchieste e dalle retate. Sono nove gli arresti disposti dal gip Antonella Consiglio, su disposizione della Dda coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido.
