Coinvolti vibonesi, catanesi, napoletani, reggini e pugliesi.

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Nonostante l’elenco degli indagati raggiunti dal provvedimento del gip distrettuale sia stato allungato, le new entry non hanno scalfito il “ruolo” che nella vicenda petrolmafie avrebbero ricoperto i fratelli vibonesi Giuseppe e Antonio D’Amico, di 48 e 56 anni, già raggiunti dal provvedimento di fermo e ritenuti imprenditori di riferimento dell’organizzazione. In particolare gli inquirenti sottolineano i rapporti che Giuseppe D’Amico avrebbe avuto con i Mancuso – in particolare con Luigi Mancuso, capo del Crimine vibonese – e con altre ‘ndrine operanti sempre in provincia di Vibo.