I prestiti a tassi usurari e in odor di mafia erano arrivati fino al 2.607% su base annua e per la vittima, costretta ad una corsa inutile, scalare la montagna di debiti con quegli interessi era diventato praticamente irrealizzabile. Per questo l’imprenditore aveva deciso di denunciare tutto ai carabinieri perché «io voglio andarmene da Palermo prima possibile. A voi l’ho detto sempre che io devo pagare tutti i debiti e devo scapparmene». Sono sette le misure cautelari emesse dal Gip, Lirio Conti, su richiesta dei magistrati della Dda (il procuratore aggiunto Salvatore De Luca e il sostituto Dario Scaletta) che hanno coordinato le indagini dei carabinieri del Ros.
