False garanzie bancarie. L’affare di Grande Aracri in sinergia coi Mancuso

In un casolare sulla 106, a ridosso del bivio di Steccato di Cutro, il boss Nicolino Grande Aracri e altre persone avrebbero proposto «un affare» a Giuseppe Giglio, ritenuto il braccio economico della cosca cutrese in Emilia e poi diventato collaboratore di giustizia. Lo ha raccontato lui stesso agli inquirenti. L’episodio risalirebbe a una decina di anni fa ed è confluito nelle carte dell’inchiesta “Glicine-Acheronte”, in cui si legge di grosse operazioni commerciali rese possibili da «garanzie bancarie false» ottenute grazie a direttori di banca compiacenti. Il racconto di Giglio si chiude con un “omissis” che lascia aperti nuovi scenari investigativi. L’affare riguardava proprio queste garanzie e assieme a Grande Aracri (non coinvolto in questa inchiesta) ci sarebbero stati due vibonesi, all’epoca sui 30-35anni, di cui uno si sarebbe presentato come «nipote del capocosca Mancuso», (clan egemone nel Vibonese).