Il capo, «dominus del sodalizio» come lo definisce il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, era Salvatore Ciliari. Poi, seguendo l’ordine gerarchico, c’era sicuramente il figlio Gabriele, che oltre a dare una mano nella tenuta dei registri e della contabilità ritirava gli assegni e incassava le somme in caso di assenza del padre. Matteo Reina, barbiere molto noto nella zona del Papireto, avrebbe sfruttato il via vai nel suo salone e le confidenze dei clienti in difficoltà per procacciare soggetti interessati ai finanziamenti e per poi mediare, come emerge dalle carte, anche i passaggi di denaro tra Ciliari e i debitori.