Un braccio di ferro che dura ormai da quattro anni. Il ministro di Grazia e giustizia che dispone il carcere duro e il tribunale di sorveglianza di Roma e la Cassazione che annullano il decreto. Al centro della contesa quello che — secondo la procura di Catania — è uno dei più potenti capi delle cosche etnee, quell’Aldo Ercolano, nipote prediletto di Nitto Santapaola, che (come testimonierebbero alcune recentissime intercettazioni) dal carcere continuerebbe a gestire uomini e affari del clan.