“Io, cronista sotto scorta costretto a giustificarmi per le minacce che ricevo”.

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Con Lirio Abbate, inviato dell’Espresso, si dovrebbe e potrebbe cominciare dall’inizio. Da una mattina di sette anni fa, quando le minacce dei Corleonesi lo consegnano a una vita diversa. A un’altra città. E invece, bisogna afferrare la coda di quanto gli è accaduto nelle ultime quarantotto ore. Lo speronamento nella notte dell’auto su cui viaggiava con la sua scorta in pieno centro storico di Roma. Perché è nella coda che si misura una condizione molto italiana.