La beffa del boss. “Criminale onesto non un mafioso. Mai fatto stragi”

«Io non faccio parte di niente, io sono me stesso — esordisce — Mi definisco un criminale onesto». Nel suo primo interrogatorio, Matteo Messina Denaro parla da capomafia ancora in carica. «Io non sono uomo d’onore — mette a verbale — mi ci sento». Nega e rilancia. «Io non sono un santo — è l’unica ammissione — però non c’entro niente con la storia del bambino Di Matteo», tiene a precisare. E, poi, torna a sfidare i magistrati che lo hanno arrestato, il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido. L’ennesima sfida allo Stato da parte del capomafia condannato per le stragi del 1992-93, bloccato a Palermo dai carabinieri del Ros il 16 gennaio scorso, dopo 30 anni di latitanza.