Magliette, sciarpe e bandiere strappate e rubate dai tifosi del Nola. Un atto predatorio che aveva colpito i club ultras al cuore e l’offesa andava lavata con il sangue delle botte da orbi e di un possibile pestaggio vendicativo pubblico. I cimeli diventati bottino di guerra erano un pensiero insopportabile in quel calcio sul quale, oltre all’aquila e ai colori rosanero, sarebbe scesa, come guida e protezione, la mafia di Borgo Vecchio. Quindi anche un evento sportivo era una questione di onore. Emerge anche questo nelle carte dell’inchiesta Resilienza 2, che giovedì ha portato all’arresto di 12 persone.
