Mafia e business a Brancaccio. Nove arresti dopo l’omicidio

Il piombo è arrivato prima della giustizia, i colpi di pistola hanno falciato il boss in ascesa Giancarlo Romano pochi giorni prima della firma dell’ordinanza di custodia cautelare sugli affari di mafia nel mandamento di Brancaccio. Il suo nome è stato depennato in fretta e furia dal provvedimento restrittivo firmato dal gip Lirio Conti, che ieri mattina ha fatto scattare un blitz con nove arresti in una fetta della città in cui Cosa nostra non ha mai mollato e continua a gestire estorsioni, traffico di droga e scommesse clandestine con disinvoltura. La sanguinosa sparatoria di lunedì scorso allo Sperone viene inserita a pieno titolo nelle dinamiche criminali palermitane sempre più gomorrizzate: Romano,37 anni e, secondo l’accusa, già reggente della famiglia di corso dei Mille, è rimasto ucciso al culmine di una turbolenta spedizione punitiva per riscuotere i soldi del gioco illegale dai gestori di un centro di raccolta delle puntate sugli avvenimenti sportivi, Camillo e Antonio Mira, padre e figlio, adesso detenuti.