«Mi è stata data giustizia. Ora si liberi Limbadi».

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Sebbene annientata dal dolore per la perdita del figlio e le gravi condizioni del marito, Rosaria Scarpulla non ha mai abbassato la testa, non si è mai piegata alle pressioni della ‘ndrangheta. Davanti ai soprusi, alle minacce, alla morte ha sempre sfoderato l’unica arma in suo possesso: la denuncia.«Spero ora sia davvero finita – commenta Rosaria Scarpulla – . Il dolore atroce per la morte di Matteo non mi lascia un solo istante, ma in questo momento sento anche gioia e incredulità. Gioia perché ha trionfato la giustizia e altri responsabili dell’orrenda fine di mio figlio sono in carcere, incredulità perché non riesco a capacitarmi come si possa andare a uccidere una persona che non neppure si conosce, persone innocenti che non ti hanno mai fatto del male. Una crudeltà inspiegabile, inaudita. È come se mi trovassi in una situazione surreale».