«Non mi pento, accuse infondate». Messina Denaro alza un muro

Nega di aver fatto parte di Cosa nostra, respinge le accuse di stragi e omicidi, specie quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito rapito, strangolato e sciolto nell’acido dopo 25 mesi di prigionia, smentisce di aver mai trafficato in droga («ero benestante, mio padre faceva il mercante d’arte»),sostiene che la sua latitanza è terminata solo per colpa della malattia. In 70pagine di interrogatorio, reso al procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e all’aggiunto Paolo Guido Matteo Messina Denaro non concede nulla ai magistrati. Un verbale depositato nel giorno stesso in cui le condizioni di salute di Messina Denaro, in peggioramento, rendono necessario un ricovero all’ospedale dell’Aquila al reparto di chirurgia. L’ex latitante, paziente oncologico, nelle scorse settimane aveva subito un piccolo intervento ed era però rientrato nell’istituto di pena in giornata. Nel lungo verbale il boss mette subito in chiaro: «Escludo di pentirmi».