«Ora seguiamo i flussi di denaro, i prestanomi e gli altri nascondigli»

«Era un debito che la Repubblica aveva verso i suoi martiri. Il 16 gennaio di un anno fa l’abbiamo saldato». A un anno dall’arresto dell’ultimo boss di Cosa nostra, Maurizio de Lucia, il procuratore di Palermo che, insieme all’aggiunto Paolo Guido, ha coordinato il blitz che ha messo fine alla latitanza del padrino, ricorda un giorno ormai entrato nella storia del Paese. «Dovevamo onorare i tanti morti nella lotta alla mafia e questo era uno dei modi migliori di farlo», dice. Dalla cattura del capomafia il lavoro dei magistrati non è certo finito. «C’è ancora tanto da fare per ricostruire 30 anni di vita alla macchia di Messina Denaro – spiega de Lucia – Finora abbiamo arrestato e stiamo processando 9dei favoreggiatori che l’hanno coperto negli ultimi tempi, ma la rete è fitta. D’altronde se così non fosse stato, non sarebbe rimasto latitante tanto tempo. Il lavoro di identificazione dei fiancheggiatori e soprattutto di raccolta delle prove a sostegno delle accuse è complesso».