Il gup del tribunale di Palermo Maria Cristina Sala ha condannato 30 imputati, assolvendone solo due, nel processo contro la mafia di Brancaccio, infliggendo loro complessivamente circa due secoli e mezzo di carcere. Gli sconti previsti per il rito abbreviato hanno mitigato lievemente le pene, che comunque a livello individuale rimangono pesanti: secondo i pm Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli il gruppo avrebbe praticato le estorsioni a tappeto, costringendo commercianti e imprenditori a pagare il pizzo. Il processo si è celebrato nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo ed è nato dalle operazioni Stirpe 1 e Stirpe 2 su mafia, estorsioni e traffico di droga. Lo stupefacente veniva comprato in Calabria e Campania e arrivava nelle piazze di Palermo. Le indagini furono condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale nel novembre 2021. La pena più alta è stata inflitta a Maurizio Di Fede, 17 anni e 4 mesi, del quartiere Roccella, lo stesso che non voleva che una ragazzina partecipasse alle manifestazioni del 23 maggio per commemorare la strage di Capaci. «Noi non ci immischiamo con Falcone e Borsellino», diceva Di Fede.