Riunioni, trattative, diktat. Così la festa dell’antimafia è diventata un giorno nero

Il giorno dopo le botte, gli spintoni e i blocchi che hanno sporcato le commemorazioni del 23 maggio, è il momento delle polemiche. L’eco delle tensioni è arrivata a Roma, in Parlamento c’è già chi lavora a interrogazioni al riguardo, anche la Cgil è insorta contro «le evidenti interferenze che sono state determinate da altri livelli istituzionali». A Palermo sembra non esserci voglia di rimanere con il cerino in mano. La versione della questura arriva con un comunicato a manifestazione conclusa da qualche ora. Si punta il dito contro chi era in piazza, si parla di «disordini» generati dal «tentativo di un gruppo di circa cento manifestanti di forzare il blocco», si bolla il corteo come «non autorizzato», si sottolinea il «ferimento di tre poliziotti nel giorno in cui il Paese fa memoria di tre poliziotti caduti nel fare il proprio dovere».