Savoca, il ritorno del potere condiviso a Brancaccio: i suoi rapporti con l’altro emergente Giancarlo Romano, ucciso a febbraio

I destini criminali di Gaetano Savoca e Giancarlo Romano si sono intrecciati attraverso una fitta rete di potere e di traffici illeciti. Uno è finito nuovamente in manette tre giorni fa, l’altro è stato ucciso a febbraio in un regolamento di conti ma, secondo gli investigatori, entrambi avevano scalato le gerarchie di Cosa nostra diventando figure chiave dell’organizzazione criminale che, nonostante i colpi inferti, continuava a radicarsi attraverso le estorsioni, il traffico di droga e il controllo economico del territorio. Tre volte condannato per mafia, il «biondo» come è soprannominato Savoca, era tornato a casa per riprendere in mano le redini del mandamento di Ciaculli-Brancaccio – che riunisce i clan di Ciaculli-Croceverde Giardini, Brancaccio, corso dei Mille e Roccella – raccogliendo prima l’eredità di Michele Greco e poi dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano.