Sigilli giudiziari a beni “sospetti” in Sila.

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La montagna “babba”. Per anni la Sila è stata colpevolmente ritenuta un’area della Calabria estranea a infiltrazioni criminali. L’esecuzione di efferati omicidi, i roghi sospetti, il taglio di porzioni di bosco e la vendita del legname, le espropriazioni private, le incontrollate e invasive transumanze, il condizionamento del mercato del bestiame, i rifugi utilizzati da pericolosi latitanti, lo smercio della droga, i “cimiteri” delle vittime della lupara bianca, testimoniavano al contrario la forte ingerenza delle cosche della ‘ndrangheta crotonese. Una ingerenza acclarata da due inchieste condotte dalla Dda di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri – “Six town” e “Stige” -, e confermata dalle intercettazioni eseguite nella tavernetta-bunker di Cutro in cui il superboss Nicolino Grande Aracri riuniva “consiglieri” e “scudieri” per decidere strategie da attuare e azioni da compiere