Spezzata l’egemonia della cosca Carpino

Una ’ndrangheta nascosta, ma pervasiva e dotata di una notevole forza intimidatrice. Così il procuratore Nicola Gratteri, in conferenza stampa, ha definito le cosche, operanti nella Presila catanzarese, disarticolate con l’operazione  Karpanthos e l’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronti di 52 soggetti (38 in carcere, 6 ai domiciliari e 8 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) eseguita dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro, sotto la direzione della Dda. «L’indagine – ha detto Gratteri, su quella che potrebbe essere l’ultima operazione prima del trasferimento alla Procura di Napoli – è partita dalle investigazioni sull’omicidio del macellaio Rosso, avvenuto nel 2015, e dalle dichiarazioni dell’aspirante pentito Monti». Nel corso dell’indagine, gli inquirenti si sono imbattuti nei sodalizi criminali di Cerva e Petronà, legati ai clan di Mesoraca e Cutro, con ramificazioni in altre regioni italiane: Liguria, Piemonte e Lombardia. Territori apparentemente tranquilli, ma controllati capillarmente dagli affiliati della cosca.