Secondo quanto emerso dalle indagini, il mestiere di avvocato di Alessandro Del Giudice non sarebbe stato altro che uno specchietto per le allodole. «Uno schermo utilizzato per trasferire disposizioni da e per il carcere e gestire le manovre imprenditoriali del boss». Si esprime così il tenente colonnello della guardia di finanza Pietro Sanicela, che ha portato avanti le indagini nell’ambito dell’operazione Araldo. A far scattare le indagini nel 2018 sono state le intercettazioni ambientali in carcere tra l’avvocato Del Giudice e il capomafia di Misilmeri Pietro Formoso.