La raccolta delle scommesse illegali avrebbe reso bene per Salvatore Cinà, Rosario Calascibetta e Giacomo Dolce. Formalmente non avrebbero avuto «alcuna capacità economica» in grado di giustificare i loro investimenti, in base alle indagini della polizia che hanno spinto al Procura a ipotizzare l’autoriciclaggio e l’intestazione fittizia di beni.
