E Porretto disse: troppi pentiti, non c’è controllo sugli affiliati.

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Troppi pentiti, troppi mafiosi inaffidabili in città rispetto a quelli delle famiglie dei paesi. Vecchio adagio di Cosa nostra, ricorrente nelle intercettazioni e a cui si accoda pure Manlio Porretto. Personaggio su cui si sofferma il Gip nell’ordinanza per evidenziarne il suo peso mafioso che si misura con la reazione alla notizia del pentimento di Giovanni Ferrante, reggente della famiglia dell’Acquasanta e cugino-rivale di Giovanni Fontana.