Quei festini del padrino puniti con il delitto del suo migliore amico

Il vecchio padrino Francesco Messina Denaro “campava” con le regole tribali di Cosa nostra ed era preoccupato che suo figlio Matteo, per il semplice fatto che aveva tante amanti e una condotta poco in linea con l’etica mafiosa, potesse essere messo da parte nella Cupola. U siccu tirava dritto per la sua strada criminale: di giorno uccideva e la sera raccoglieva fidanzate. E spesso ammazzava anche per gelosia, non solo per mafia. E u zù Ciccio correva spesso ai ripari per proteggere agli occhi degli altri boss l’onore del figlio. Siamo negli anni Ottanta, e viene assassinato a Palermo un venticinquenne universitario, Calogero “Lillo” Santangelo.