Ricotta e arance, così un agente del Pagliarelli si fece comprare.

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Nel carcere di Pagliarelli gli uomini del clan si sentivano quasi a casa. Secondo le carte dell’inchiesta – coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Dario Scaletta, Alfredo Gagliardi e Bruno Brucoli – potevano contare sui servizi di un agente della polizia penitenziaria che faceva entrare di tutto nelle celle, dall’olio alle cartoline con gli auguri per i detenuti. Non solo. Santo Calandrino, 55 anni, originario di Alcamo, che per un periodo lavorò alla tipografia del carcere, offriva preziosissime informazioni sulla presenza di microspie e veicolava messaggi all’esterno. In cambio l’assistente capo riceveva tanti regali.